L'Adasm, associazione degli asili e scuole materne, nasce nel 1970. E' il tempo in cui era forte la preoccupazione per la sorte delle scuole materne, all'indomani della legge 444 del 1968 che aveva istituito le scuole materne statali senza tener conto del contraccolpo che quella legge avrebbe significato per le scuole materne autonome.
L'Adasm di Bergamo nasceva a ruota di quella di Brescia (la prima in Italia) e dell'AMISM (Associazione milanese scuole materne), tra le prime associazioni provinciali ad aderire, anzi a sostenere, la nascita della FISM (Federazione Italiana Scuole Materne), che sorge a Roma per volontà della Conferenza Episcopale Italiana nell'anno 1974.
Vi erano allora oltre 300 scuole (chiamate popolarmente asili) sparse praticamente in tutte le località, anche le più sperdute della provincia, gestite per lo più da IPAB (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza), parrocchie e congregazioni religiose. L'Adasm si costituì per l'impegno congiunto di sacerdoti e laici, con il sostegno della Diocesi, con atto notarile sottoscritto il 3 luglio 1970.

Il Consiglio direttivo è composto da 14 persone, tra cui il consulente ecclesiastico nominato dal Vescovo e due esperti nelle materie religiose e didattiche proposti dall'Ufficio Diocesano per la pastorale Scolastica.
Tra i principali scopi previsti dallo Statuto dell'Associazione vi è:

  • promuovere la fondazione e la costituzione di scuole materne;
  • procurare agli associati assistenza morale, giuridica, didattico-educativo e finanziaria;
  • coordinare e vigilare l'attività degli asili e scuole materne non statali esistenti nella provincia di Bergamo;
  • rappresentare gli enti associati nei rapporti con le autorità che presiedono al settore coordinandone le istanze e valorizzando il contributo dato dagli enti nel campo dell'educazione prescolastica e della assistenza alle famiglie;
  • organizzare corsi per adulti, genitori e personale addetto alle scuole materne al fine di favorirne una più adeguata preparazione.

Aldilà degli scopi di lungo respiro si trattava di salvare le scuole dell'infanzia autonome di ispirazione cristiana di fronte all'imperversare della contestazione, soprattutto politica, nei confronti di tutto ciò che sapeva di istituzione, specie se legata alla Chiesa e, contemporaneamente, di limitare il più possibile gli effetti delle scuole materne statali che venivano aperte nel segno della più completa e sleale concorrenza.

Dopo i primi difficili anni, tra le più impegnative operazioni condotte dall'Adasm bergamasca, giova ricordare quella legata al pericolo reale di dover trasferire ai comuni tutte le scuole IPAB (a quel tempo si trattava della maggioranza delle scuole) per l'effetto del DPR 616 del 1977. Fu necessario istruire una pratica laboriosa e per certi versi insidiosa per ognuna delle circa 150 IPAB bergamasche affinché venisse riconosciuta dallo stato la peculiarità delle nostre scuole, la cui "precipua attività era (ed è) di ordine educativo religioso". E fu indispensabile dimostrare tale peculiarità non tanto attraverso testimonianze vive e consuetudini ma con documenti ufficiali, accreditati. Fu un lavoro massacrante, tra archivi di asili, comuni, parrocchie, archivio di stato, prefettura e ministeri. Un lavoro che si dimostrò vincente grazie soprattutto a Pierferdinando Previtali, allora vice-presidente Adasm: nessuna IPAB venne trasferita ai comuni. Si evitò che un grande patrimonio della comunità bergamasca, cristiana e civile, venisse inesorabilmente disperso.
Altra tappa importante fu quasi conseguente. Quel patrimonio che erano le scuole materne che si erano volute salve ad ogni costo, dovevano ora giustamente sottostare alle norme che via via lo stato emanava specie per quanto riguardava la gestione economica e fiscale. Non bastava più lo slancio ideale e la passione delle suore e dei volontari: occorreva districarsi tra paghe del personale e contratti di lavoro, normative fiscali e bilanci, economizzazione delle risorse, amministrazione dei fondi, capitali e imposte. Da qui la necessità di dar vita ad un organismo operativo che, soprattutto per quelle operazioni specifiche, potesse assistere e in parte sostituire direttamente le scuole. Si scelse di costituire una cooperativa di servizi - l'Adasm Cooperativa - che, pur nella propria autonomia, integrasse l'azione dell'Adasm associazione. L'Adasm Coop, nasce nel 1986 sotto la presidenza Previtali . La scelta dell'autonomia, non condivisa da tutti, si è dimostrata positiva: oggi la cooperativa Adasm è una realtà che ci è invidiata da molti non solo in Lombardia ma in tutta Italia, con oltre 350 soci, di cui 200 in provincia di Bergamo.
Alla fine degli anni Ottanta si presenta finalmente un primo eloquente segno di cambiamento nei confronti di quelle istituzioni assistenziali ed educative che da sempre furono foriere di conflitti, non solo ideali, con lo stato. La sentenza della Corte costituzionale n. 396 del 1988, annulla il primo articolo della legge Crispi, la L. 6972/1890, asserendo che le istituzioni che ne hanno i requisiti possono assumere quella natura privata che avrebbero dovuto avere da sempre se non vi fosse stata ingerenza dello Stato. Siamo alla fase della depubblicizzazione delle scuole materne IPAB. L'Adasm si impegnerà in modo totale, prima per convincere le scuole ad approfittare della sentenza e poi per assisterle nelle pratiche fino al decreto regionale. Fu un'operazione notevole e difficile: i legami con le amministrazioni comunali, le colorazioni politiche, soprattutto la scarsa conoscenza della materia resero lento e faticoso l'iter della depublicizzazione, che, comunque, nell'arco di un decennio portò al successo dell'operazione il 90% delle scuole IPAB bergamasche. Le ultime si depubblicizzarono in extremis con l'ultimo atto della vicenda che portò all'abrogazione definitiva della legge Crispi (il D.lgs. 207/01 e, in Lombardia, la L.R. 1/2003). Operazione delicata e importantissima, tuttora in atto, è la riforma degli statuti che tenga nel debito conto l'ispirazione e l'appartenenza cristiana di queste istituzioni senza dimenticare l'importante evoluzione normativa.

Ultima importante tappa di cui l'Adasm è stata ed è protagonista è il riconoscimento della parità e il conseguente impegno a mantenere ed elevare la qualità delle scuole dell'infanzia bergamasche.
Fu cosa non da poco per l'Adasm, in un clima in cui molti non credevano alla oggettiva (anche se parziale) positività della legge 62/2000, portare praticamente tutte le 248 scuole materne bergamasche ad ottenere la parità nel giro di un anno o poco più.
La parità ha innescato un modo di essere delle scuole assai diverso: un modo nuovo di approcciarsi all'idea stessa di scuola.
Il servizio di scuola dell'infanzia paritario, finalmente riconosciuto come servizio pubblico, l'identità e l'ispirazione cristiana della scuola: ideali per i quali queste scuole sono giunte fin qui, insieme ai diritti, i doveri, le responsabilità dei gestori (ormai dirigenti scolastici), i fondi dello stato, i nuovi rapporti con l'ente locale, la formazione continua, la sicurezza, la partecipazione (anzi, la cooperazione dei genitori), il coordinamento e la messa in rete, sono i motivi nuovi e vecchi che fanno dell'Adasm uno strumento più che mai necessario alle scuole bergamasche.
Per questo l'Adasm pensa fortemente ad un rinnovamento che dovrà avvenire:

1 . attraverso un adeguamento statutario che tenga conto:

  • degli ideali cristiani da sempre sottesi all'impegno associativo all'interno della Diocesi di Bergamo;
  • del consolidamento dell'autonomia dell'associazione sulla base delle indicazioni conciliari ed entro i criteri di ecclesialità previsti dalla Chiesa (Nota della CEI,1981).
  • del fecondo dialogo con tutte le realtà ecclesiali e non, interessate al bene delle scuole associate, dei bambini che esse accolgono e delle loro famiglie;
  • del legame inscindibile con la FISM;

2 . attraverso un'adeguata ricerca delle risorse necessarie, sia umane che strutturali, atte a rispondere alle esigenze pressanti delle scuole, in particolare sul versante del coordinamento pedagogico-didattico ma anche e soprattutto gestionale.